Nel 2001 siamo stati su Rai 3 Rete Regione al telegiornale. Intervista
Siamo stati ospiti del programma televisivo Casa dolce casa in onda su Trentino TV:
Energie rinnovabili per un mondo migliore
Siamo i frutti coscienti del giardino del Sole, o solo vagamente consapevoli di esistere ce ne stiamo avinghiati come parassiti a succhiare fino all’ultima goccia il sangue di questa nostra madre terra?
Fino a quando potremo permetterci il lusso di vanificare ogni impegno, ogni sforzo, ogni slancio concreto per meno ferire, per meglio curare questa amica, madre terra?
Fino a quando potremo permetterci che gli interessi di parte si scontrino con gli interessi di parte producendo solo l’insostenibile bla bla bla cul-turale di sempre?
Fino a quando, questo ipercriticismo narcisista, aggressivo, pseudopolitico, cultural-gluteiforme, paralizzerà le azioni equilibrate, concrete, che la nostra coscienza etica individuale e sociale, unitaria, ci suggerisce di fare?
Fino a quando il semplice vivere quotidiano dovrà coincidere con i ritmi nevrotici e innaturali del carcere consumistico che ci siamo costruiti intorno?
Siamo i figli consapevoli della prima coppia creativa Sole-Terra, o solo una coscienza abortiva della grande coppia e perciò incapaci di compiere il passo definitivo che ci riscatti dal plurimilionario retaggio animale?
Fino a quando demotivati, scoraggiati, delusi, dichiareremo impensabile migliorare questo mondo perché gli altri non fanno quello che dovrebbero fare?
Fino a quando impediremo alle nostre azioni quotidiane di essere ispirate dai nostri ideali di giustizia, di equilibrio, di semplicità creativa?
Fino a quando il nostro individuale interesse non lo faremo coincidere con l’interesse dell’intera umanità non vivremo né benessere né gioia, ma solo malattia, disagio, stress e violenza, imposta e subita.
Più leggi, regole, ordini, imposizioni, e più incoerenza, conflitti, odii e azioni quotidiane contrarie ad ogni interesse collettivo umano.
Il mondo ammalato di protagonismo sta scivolando verso il caos col ghigno della presunzione supercivile ultramillenaria scolpito in faccia, e le leggi dell’universale vivere triturano ogni illusione d’asinina speranza.
Così tecnici, così scienziati, così professionali, così specializzati, così smaliziati, così impegnati, così civili, sappiamo tutto o tanto ormai di questo grande vivere che è fuori di noi, ma poco, troppo poco dell’immenso vivere che è soffocato dentro di noi e non sappiamo evitare di compiere gli stessi errori di sempre, centuplicati nella loro potenza tecnico-negativa-commercial-menzognera e in continuo inesorabile aumento.
Più pianifichiamo politiche sociali di equilibrio, di giustizia, più otteniamo squilibri, conflitti, tensioni e violenze sociali. Più progettiamo, pianifichiamo interventi per ridurre il costante e mortale avvelenamento del pianeta e più inquiniamo, avveleniamo, distruggiamo, esplodiamo, infuochiamo, allaghiamo, interrompiamo e precipitiamo verso lo spezzarsi della catena della vita… La verità è che siamo le vittime di noi stessi, del malinteso concetto di progresso come produzione di beni e consumo degli stessi in un circolo vizioso senza soluzione. Siamo campioni nei consumi, ogni giorno più di ieri. Da quarant’anni ci si diverte a spostare i consumi, a battere ogni record precedente. L’ondivago mercato alla deriva senza né capo né coda trascina le sue vittime verso la banalità, la stupidità conquistata al prezzo della corsa quotidiana al profitto, e i soliti illuminati grandi pecorai di turno, suggeriscono continuamente il solito, l’unico, intestinal pensiero ardito che le loro ricche interiora sanno produrre: "consumate gente", "consumate e producete", "producete e consumate". In ciò sta la felicità di questo tubo-digerente umano.
Umano? E’ vero, l’ingegno, l’attività umana ha prodotto grandi cose, ma è ormai venuto da un pezzo il tempo in cui bisogna distinguere quali produzioni di beni favorire e consumare e quali inibire e addirittura non consumare.
Sprechi delle risorse umane (del pianeta) del 50 60%, che si trasformano inutilmente nel 50 60% di Co2 immessa nell’atmosfera. Tradurre questi sprechi in un’efficiente risposta al problema, sarebbe già a breve termine la soluzione mantenendo inalterato inoltre l’attuale livello consumistico al quale teniamo più che a noi stessi e ai nostri figli, inoltre ci coinvolgeremmo in una nuova eccitante sfida Scientifico-tecnologico-pratica ,distogliendoci dall’accanimento produttivo di beni non necessari, superflui e negativi.
L’intestardimento nella produzione di beni che anche le società con uno sviluppo inferiore al nostro sanno fare bene e anche meglio e naturalmente a costi inferiori, ci suggerisce il grado di paralisi da ipernutrimento da noi raggiunto.
L’ideale di benessere, di gioia, di piacere di vivere come fatto intimo che è la luce di ogni sviluppo individuale e sociale, da troppo tempo ormai sempre più si allontana, producendo lampi e buio nemico all’orizzonte tutto intorno.
L’ideale che ognuno è, l’utopia che ognuno è in se, abbiamo rinunciato a portarlo nella pratica, ad avvicinarla per quel che ci è possibile al presente al quotidiano. Abbiamo barattato noi stessi per un po’ di roba in più, ed ora ci troviamo sempre più incapaci, arrabbiati, imbarazzati, tristi e falsi per averne altra e a difenderla. Dedichiamo i pochi momenti quotidiani di una possibile, necessaria riflessione intima sulle piccole e grandi ragioni del vivere, ad ascoltare i resi da noi “potenti pastrocchi “che ci indicano le loro verità sederiformi, le nostre verità senza cuore, il nemico comune da combattere. L’adeguarci a questa nostra povertà superficiale ci costringe sempre a cercare e trovare un nemico fuori di noi che guarda caso ha messo gli occhi sui nostri beni esteriori, in parte superflui e per lui invece necessari. E chi è senza peccato scagli l’ennesima pietra, ok.